Quindi, un'immagine vale più di mille parole. Ma per suscitare un'emozione non basta che sia bella, deve essere anche evocativa per chi la vede, solo così, infatti, potrà risvegliare delle sensazioni.
Per esempio l'impronta del primo uomo sulla luna io la riconosco, ma non mi parla come quella di Tardelli.
Perché?
Perché io quei mondiali li ho visti a casa con nonna, e mi ricordo ancora le urla sul balcone a ogni gol (non di nonna, del vicino). Mentre il racconto dell'allunaggio non è una mia esperienza diretta, per questo non si aprono ricordi alla vista dell'impronta.
Per essere evocativi con chi non ha partecipato all'evento bisogna essere molto brav* a tradurre un'esperienza attraverso l'uso di immagini in grado di risvegliare qualcosa.
Nelle case a volte capita senza dover far nulla, la stessa vista di quando ero piccola, la stessa strada in cui ho vissuto appena sposata, lo stesso odore di casa di zia, attivano ricordi capaci di scatenare ogni tipo di emozione.
Ma non si può contare sul caso per essere certi del risultato.
Bisogna trovare qualcosa di più sicuro e universale, qualcosa in grado di mettere il cliente in grado di riconoscersi tra quelle mura estranee, e la strada più semplice è far leva sul comune senso dell'estetica in voga al momento, che poi è ciò che ogni giorno vediamo sulle riviste arredamento, sulle foto di instagram e a casa degli amici.
Sappiamo tutti che negli anni sessanta andavano i pavimenti di graniglia, negli anni settanta le piastrelle di ceramiche di colore diverso, e da una decina di anni in qua non c'è casa senza i tavelloni di gress finto parquet.
Ti vedo sai che sei lì a scuotere la testa pensando: a me il gress finto parquet mi fa schifo.
Non dico che debba piacere a te, ma di sicuro piace a una grande maggioranza di persone, dato che io non vedo altro negli alloggi nuovi o appena ristrutturati.
Dobbiamo insomma presentare la nostra casa in modo che i nostri potenziali clienti guardandola pensino:
- che bella, mi ci vedo!
Pur non avendoci mai messo piede.